Acaro del Tarlo

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L’acaro del tarlo

Pyemotes ventricosus è un acaro il cui interesse dermatologico si correla alla sua diffusione negli ambienti domestici soprattutto nel periodo primaverile-estivo, quando le femmine giovani fuoriescono dalle gallerie scavate dai tarli all’interno dei mobili e si muovono sulla loro superficie, contaminando eventuali vestiti o biancheria in stretto contatto con il legno tarlato.

Le femmine gravide, invece, vivono in profondità all’interno delle gallerie scavate dai tarli, perché si muovono con molta difficoltà.

 Ciò si deve alla dilatazione del loro corpo che si espande in modo abnorme con il crescere della prole nell’ utero materno: 300-400 individui sviluppano nel suo interno fino allo stadio di adulti ed appena fuoriusciti sono già in grado di accoppiarsi e poi pungere l’uomo ripetutamente nel vano tentativo di paralizzarlo come se fosse una larva di tarlo. 

Tale particolare sistema riproduttivo garantisce la sopravvivenza della prole anche in condizioni ambientali avverse ed origina le massicce e improvvise infestazioni che frequentemente si osservano all’interno delle abitazioni in primavera-estate.
Nella frenetica ricerca di cibo, i giovani Pyemotes appena partoriti incontrano l’uomo e attratti dall’anidride carbonica emessa dal suo corpo, lo pungono ripetutamente, spesso nello stesso punto, originando tipiche lesioni strofuloidi fortemente ravvicinate tra loro, talvolta con una caratteristica disposizione lineare.

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Curiosità

È vero che la puntura di Pyemotes dà luogo ad una lesione chiamata strofulo?
Sì. Le manifestazioni cutanee si presentano sotto forma di strofulo, ovvero lesioni eritemato-edematose centrate da vescicola puntiforme, che rapidamente evolve in piccola erosione coperta da squamo-crosta.
Il prurito perdura a lungo, anche 2 settimane, ed è intenso; le lesioni sono lente a guarire e sono distribuite prevalentemente in aree ricoperte da vestiti (soprattutto il tronco).

È vero che non esistono forme larvali di Pyemotes?
In realtà tutto lo sviluppo larvale avviene all’interno dell’utero della femmina; infatti, caratteristica delle femmine di questa specie è quella di partorire direttamente acari adulti sessualmente maturi. Generalmente vengono partoriti prima i maschi, che aspettano la nascita delle femmine per fecondarle non appena fuoriuscite dal corpo materno. Quindi dall’ambiente non possiamo che isolare individui adulti. Non sono presenti né uova, né larve, né ninfe.

I numeri del Pyemotes

Quanto è grande un acaro del genere Pyemotes?
Sono acari invisibili ad occhio nudo, in quanto misurano solo 0,2 mm. Però le femmine gravide, con l’utero ripieno di embrioni, possono misurare anche 1-2 mm, una dimensione tale da poter essere visti ad occhio nudo. In realtà non capita mai di vederle, in quanto vivono sempre all’interno delle gallerie che i tarli hanno scavato nel legno.

Quanti acari adulti riesce a contenere la femmina gravida nel suo utero?
Una femmina di Pyemotes può partorire, in una sola volta, fino a 400 acari adulti sessualmente maturi.

Una popolazione di Pyemotes è composta prevalentemente da individui di sesso maschile o di sesso femminile?
I maschi di Pyemotes rappresentano solo il 5% della popolazione di questa specie. Il resto è costituito da femmine già fecondate alla nascita: le uniche in grado di pungere l’uomo.
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Pyemotes ventricosus è un acaro minaccioso, quando infesta la casa può pungere anche l’uomo, provocando dermatiti allergiche fastidiose e persistenti.

Negli ambienti domestici e nei luoghi di lavoro, è la prima causa di infiammazioni della pelle provocate da acari o da insetti.

E’ conosciuto con il nome comune di acaro del legno, perché vive specialmente dentro il legno dei mobili, e in quello dei soffitti tarlati.
Questo acaro si moltiplica nell’intreccio di gallerie scavate dai tarli, e si nutre delle loro larve che uccide.

Pyemotes ventricosus viene genericamente chiamato anche acaro del tarlo dei mobili, in quanto è spesso parassita dei tarli che rovinano la mobilia (il riferimento è a due specie di Anobidi abituali: Anobium punctatum e Oligomerus ptilinoides).

Le femmine gravide di Pyemotes ventricosus vivono dentro le gallerie dei tarli. Durante la gestazione il loro corpo si dilata a tal punto, che non consente loro di spostarsi; e restano di fatto rinchiuse dentro il legno, crescendo la prole e nutrendosi della larva che hanno ucciso.

Il contatto tra l’uomo e gli acari dei tarli avviene quando la femmina partorisce, e una moltitudine d’individui nati adulti (al 99% femmine) invadono le gallerie dei tarli alla ricerca di cibo.
Gli acari fuoriescono dai fori del legno, e si disperdono sui manufatti infestati contaminando gli ambienti dell’appartamento.

Se l’infestazione riguarda un mobile, Pyemotes ventricosus può penetrare negli indumenti messi da parte nei cassetti; nel caso di una poltrona tarlata può infiltrarsi nelle imbottiture; oppure, se gli acari escono dalle travi del soffitto, si possono disperdere tutt’intorno nella stanza.

Le giovani femmine vengono fecondate dai fratelli maschi appena nate, ognuna può accogliere fino a 400 embrioni, e questo da l’idea della quantità di acari che in un anno si possono generare a partire da un solo individuo.

L’incontro tra l’uomo e l’acaro del tarlo è accidentale. Trovandosi imprigionati tra gli indumenti intimi, gli acari pungono il nostro corpo in modo obbligato, con un organo a forma di stiletto attraverso il quale iniettano il loro veleno.
Le punture si susseguono sulla pelle, e testimoniano l’ostinazione anche di un solo acaro, che punge ripetutamente provocando decine di pomfi, nel tentativo di paralizzarci.

In molti casi è difficile capire quale sia l’ambiente infestato dagli acari dei tarli, per il fatto che le punture sono indolori e provocano un forte prurito solo dopo alcune ore. Inoltre, tieni presente che gli acari quando si riversano fuori dal legno, sono talmente piccoli da essere invisibili.

Parlare dell’acaro del tarlo del legno (Pyemotes ventricosus) da lo spunto per ragionare anche di altri parassiti dei tarli, che possono generare malattie nell’uomo; per questo motivo accennerò anche a Scleroderma domesticum.

Scleroderma domesticum, un parassita del tarlo dalla puntura dolorosa 


Scleroderma domesticum è un insetto simile a una piccola formica dai colori scuri, la femmina è lunga circa 3 mm, mentre il maschio è po’ più piccolo. 

In ogni caso i due sessi si riconoscono facilmente, perché a differenza della femmina il maschio ha le ali.

E’ un parassita, cioè un organismo che vive (per un periodo della sua vita) in un altro organismo che danneggia; e a essere compromesse sono le larve dei tarli.

La femmina dello Scleroderma domesticum dopo aver paralizzato con il veleno la larva del tarlo del legno, usa le mandibole per produrre una ferita, è una lacerazione che sfrutta per introdurre fino a 50 uova.
Le larve nate dentro il tarlo si alimentano dei liquidi del suo corpo, fino a raggiungere la maturità; durante la loro crescita consumeranno l’ospite fino a provocarne la morte.

Scleroderma domesticum è un parassita del tarlo dei mobili che, come ormai dovresti sapere, danneggia anche il legno di molti altri manufatti, e che di frequente troviamo nelle travi dei soffitti delle case antiche.
I tarli dei mobili sono gli Anobidi, e quando parlo di loro in senso generale mi riferisco alle specie più comuni, che sono Anobium punctatum e Oligomerus ptilinoides.

E’ principalmente nei soffitti di legno dei cascinali e dei palazzi storici, anche di quelli restaurati da poco, che i tarli e i loro parassiti trovano le condizioni di vita migliori.
Infatti, le travi e i travicelli dalle superfici frammentate, se non sono stati disinfestati fino al midollo, possono accogliere nel loro interno molti insetti.

Tieni presente che non sempre le travi restaurate e ancora tarlate prorompono rosume, anzi, spesso mostrano un’estetica suggestiva, come conseguenza dei perfezionamenti che, però, hanno interessato solo la superficie.
Sono interventi che purtroppo non hanno risanato gli strati di legno più profondi e deteriorati, e le travi continuano a rappresentare un ambiente fertile anche per lo sviluppo dei parassiti dei tarli.

In questo dedalo di gallerie stipate di rosume e scavate dai tarli in centinaia di anni, con il tempo potrebbe essersi consolidato un equilibrio naturale tra l’Anobide e lo Scleroderma. E’ solo un’apparente presenza pacifica, che potrebbe costare cara a chi abita l’appartamento.

Che si tratti di soffitti in legno tarlato o di mobilia, a partire dalla primavera e fino a autunno inoltrato, può capitare di trovare questi insetti simili a piccole formiche in giro per la casa. Essendo colorati di nero e nei toni del marrone scuro, si osservano facilmente per contrasto sulle lenzuola o sui complementi di arredo dai colori chiari.

La femmina di Scleroderma domesticum è dotata di un aculeo che può estroflettere e pungere, in questo modo l’insetto inietta il veleno anche nell’uomo.
Si può essere punti dagli insetti infiltrati nei vestiti o avvicinandosi ad un mobile tarlato. A volte capita di avvertire una puntura dolorosa mentre si riposa nel letto o durante una pausa trascorsa sul divano.

I pomfi che si sviluppano sul corpo come conseguenza delle punture, procurano un forte prurito che dura per alcuni giorni.

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